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CROP O NON CROP?

di Stefano Mirabella

Un’annosa questione della quale vale sempre la pena parlare e discutere. Un argomento che viene spesso tirato fuori anche durante i corsi che tengo e durante alcune delle serate a cui partecipo. È “giusto”, è “etico” croppare una fotografia?

Esprimerò prima di tutto il mio pensiero a riguardo e poi cercherò di approfondire l’argomento menzionando il punto di vista di alcuni illustri fotografi del passato, grandi maestri che si sono espressi a riguardo.

Io sono del parere che non ci sia nessunissimo problema nel ritagliare le proprie fotografie, semmai bisognerebbe chiedersi e puntare l’attenzione sul perché lo si fa e che ruolo gli si assegna all’interno del proprio personalissimo processo fotografico. Mi spiego meglio….quando scatto non lo faccio mai a casaccio, non fotografo mai tanto per farlo, ogni mio scatto è in qualche modo cercato, pensato. Mi concentro sempre sull’ambiente circostante e le persone che lo animano, cercando un dialogo tra i soggetti e le forme, che possa giovare alla composizione e al conseguente risultato finale.

Cerco quindi di portare a casa già in partenza una buona foto, con una buona inquadratura, questo è il mio modo di operare e sono fermamente convinto che sia un buon metodo. Essere coscienti e consapevoli di quello che stiamo realizzando è importante, non è ovviamente garanzia di successo, non è detto che la foto sia a questo punto necessariamente buona. Robert Doisneau disse: “Se sapessi come si fa una buona fotografia, la farei sempre” nulla di più vero a mio avviso!!

Alla fine di una sessione fotografica, di qualunque natura essa sia, ho quindi sempre dei risultati che in qualche modo avevo pensato, voluto e cercato a priori, ma il processo fotografico che porterà ad un prodotto finito non è per nulla terminato. Si passa inevitabilmente per una selezione, una post produzione delle foto che abbiamo scelto e perché no, da un ritaglio, se questo valorizzerà un’immagine già di partenza buona nelle intenzioni, ma che necessita di una correzione post scatto dell’inquadratura.

Il discorso fatto fin ora assumerebbe sicuramente tutto un altro aspetto se utilizzassi il crop come scorciatoia e per sopperire ad una mancanza di attenzione e di consapevolezza in fase di scatto. Avrebbe poco senso, per quanto mi riguarda, dire: Scatto tanto, tantissimo, senza criterio alcuno, tanto poi in fase di crop tirerò sicuramente fuori qualcosa di decente. Ecco, secondo me questo è il caso di crop poco “etico”, che ovviamente non gioverà in nessun modo al fotografo che lo utilizzerà. Il crop non può e non deve essere una scorciatoia per sopperire alla pigrizia di chi fotografa!!

Detto questo ognuno è libero di pensarla in modo diverso e del tutto personale a riguardo. Henri Cartier-Bresson, uno dei più grandi fotografi di tutti i tempi disse: “Se si inizia a tagliare o ritagliare una fotografia, significa far morire la geometria corretta e il gioco delle proporzioni. Inoltre, capita molto raramente che una fotografia che è stata debolmente composta, possa essere salvata da una ricostruzione della sua composizione sotto l’ingranditore in camera oscura; l’integrità della visione non c’è più.”

Anche se, in un paio di occasioni, lo stesso Bresson, si affidò al ritaglio e paradossalmente per migliorare una di quelle fotografie che divenne forse più famosa ed iconica.

Al contrario, un altro grandissimo, Robert Frank, non si fa assolutamente problemi nel croppare le proprie immagini, di seguito possiamo vedere alcuni provini e relativi fotogrammi finali del suo più grande lavoro, “The Americans”.

Anche Ansel Adams considerava l’utilizzo del crop come una normale e naturale fase del processo fotografico. Di seguito possiamo vedere uno dei suoi scatti nativi (distinguibili dal nero fotografico del negativo) e di seguito il risultato finale.

Un altro illustre esempio di come il crop possa valorizzare a posteriori un’immagine già buona in partenza, frutto di uno studio del soggetto e della relativa ambientazione, e in questo caso risultato finale di una serie di 15 scatti, è quello di Arnold Newman, e della famosissima fotografia nella quale ritrae Igor Stravinsky

E’ un valido esempio in cui si apprezzano i vari tentativi del fotografo tesi alla ricerca dell’inquadratura migliore.

All’inizio appare anche la moglie del compositore, poi il lavoro prosegue fino a quando il fotografo sembra trovare nella forma tondeggiante del coperchio del pianoforte la chiave di lettura dell’immagine

Si concentra e si avvicina al risultato finale negli ultimi quattro fotogrammi dove ha fatto spostare il grande compositore sulla sinistra

Si possono quindi scorgere i segni a penna della valutazione a posteriore degli scatti migliori ed infine la scelta di quella che sarà l’immagine finale, compreso il particolarissimo “crop”.

Morale della favola???  Croppate ma con cognizione di causa.

© Stefano Mirabella

www.stefanomirabella.com

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