IN VITA E OLTRE, AL CIMITERO NORD
di Riccardo Gallino
Nell’aprile del 2017 ho avuto l’opportunità di visitare l’arcipelago delle Filippine e conoscendomi sapevo che non mi sarei accontentato di esplorare i luoghi maggiormente battuti dal turismo, andando invece alla ricerca di situazioni non comuni che avrebbero spaziato dalle spiagge alle foreste, ma passando anche per le periferie di cittadine, villaggi o metropoli.
Da anni viaggio con il solo bagaglio a mano e con queste premesse un corredo fotografico ultraleggero diventa obbligatorio.
Il caldo opprimente della stagione non invitava poi a dotarsi di ingombranti zaini fotografici, cosi mi sono imposto di contenere tutto il necessario quotidiano in un comodo spazioso marsupio.
Avevo dunque necessità di utilizzare una macchina compatta e leggera, che restituisse una qualità dei file DNG impeccabile e che resistesse agli inevitabili maltrattamenti dovuti a urti, cadute accidentali in acqua da barche o canoe e temporali improvvisi.
Trovandomi spesso sulle spiagge avrei avuto inoltre un nemico ancora più insidioso dell’umidità: la sabbia fine, particolarmente odiosa quando finisce per infilarsi immancabilmente tra i delicati comandi a rotella anche della più tropicalizzata delle reflex, provocando preoccupanti cigolii.
Sommando tutte le specifiche la scelta dello strumento adatto è finita inevitabilmente sulla mia fedele Leica X-U : ho già avuto modo di provare le sue peculiarità da carrarmato tanto indistruttibile quanto affidabile in una spedizione nella foresta del Borneo, ed essendo addirittura subacquea poteva accompagnarmi anche in qualche immersione impegnativa che andasse ben oltre lo snorkeling.
Pur avendo vagato poi per spiagge solitarie e tumultuosi fiumi in foreste sperdute, la storia più interessante l’ho trovata però in una grande metropoli, all’opposto delle ambientazioni selvagge che mi ero prefissato.
È la storia di Catherine, che condivide 4 mq di spazio con i suoi genitori, che lo hanno abitato e vi abiteranno per l’eternità sotto alla spessa lastra di marmo che funge da pavimento del locale.
Il loculo in cui questo nucleo familiare risiede va inteso in senso letterale: come migliaia di altri disperati abitano nella cappella di famiglia nel Cimitero Nord di Manila.
Si possono già ritenere dei privilegiati: moltissimi loro dirimpettai una cappella di famiglia non la possiedono e si ritrovano ad occupare loculi altrui, non potendosi permettere una qualsiasi altra sistemazione più dignitosa nella popolosa capitale.
Il camposanto si è cosi trasformato in quartiere cittadino che offre stabile rifugio per più di 6000 persone.
Come tutti gli agglomerati urbani che si rispettino si è dotato dei servizi essenziali che garantiscono una vita sociale quali negozi, lavanderie o campi da gioco che si dispiegano tra il reticolo di strade e viottoli ciechi.
Ogni loculo è poi accessoriato degli elementi che vanno a garantire una comoda residenza: letti, angolo cottura, allacciamenti elettrici più o meno regolari che alimentano ventilatori e televisori.
In un labirinto di tombe colorate, animali da cortile o panni stesi, dove ci si orienta più facilmente seguendo la musica delle radio piuttosto che la logica, non è facile muoversi in scioltezza per documentare un aggregato umano tanto particolare senza destare sospetti.
Anche in questo frangente la peculiare compattezza di Leica X-U mi ha messo nelle condizioni di fissare agevolmente situazioni che difficilmente avrei approcciato con una reflex, magari più performante sulla carta, ma anche notevolmente più ingombrate, pesante e soprattutto appariscente.
Vale sempre il detto di Robert Capa “se la foto non è abbastanza buona, non eri abbastanza vicino”: una vicinanza sia fisica che empatica, ma che con la ottima lente fissa 23mm di Leica X-U si è invitati a cercare necessariamente.
La compattezza e discrezione di Leica X-U hanno permesso di avvicinarmi alle persone senza procurare diffidenza, con l’approccio da turista che ha garantito di portarmi a poca distanza da grandi e bambini e magari anche di interagire con loro senza timori tra le pozzanghere delle lavanderie improvvisate: una macchina impermeabile all’estremo come Leica X-U non teme certo qualche secchiata d’acqua.
“Non esiste buono o cattivo tempo ma buono o cattivo equipaggiamento” e con Leica X-U si è sempre ottimamente equipaggiati.
© Riccardo Gallino