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La musica e la fotografia

di Emanuele Maniscalco

Mi chiamo Emanuele Maniscalco, sono un musicista jazz con una grande passione per la fotografia.

Vivo tra l’Italia e la Scandinavia e viaggio molto: avere una fotocamera sempre con me è fondamentale per poter approfondire quello che, col tempo, sta diventando qualcosa di più di un semplice hobby. Sono abituato fin da piccolo a documentare i miei viaggi e i momenti importanti con strumenti di qualità, nonché ad apprezzare e perseguire un certo equilibrio tecnico anche nelle foto più informali. Credo che lo strumento utilizzato sia importante in qualunque processo di ricerca, non tanto e non solo per le sue prestazioni, quanto per l’affidabilità psicologica che ne deriva: più lo strumento è semplice e ben concepito, prima si ottiene questa confidenza, ovvero prima ci si dimentica di avere in mano un oggetto-tramite.

Per alcuni anni in viaggio ho utilizzato uno smartphone (la reflex digitale restava, ahimè, quasi sempre a casa), ma non provavo alcun piacere al momento dello scatto, né particolare convinzione nella successiva elaborazione dell’immagine. Ho iniziato allora a esplorare il campo in ascesa delle mirrorless, incontrando le prime soddisfazioni: buona qualità d’immagine e maneggevolezza in dimensioni contenute; piacevoli reminiscenze vintage. Finché, lo scorso giugno, sono entrato in un negozio Leica di Basilea e ho provato la Q, allora appena presentata sul mercato. In quel preciso momento ho capito che non avrei resistito a lungo senza averla, così nei mesi successivi ho venduto tutto il mio corredo APS-C (due corpi e tre obiettivi) per fare il piccolo, grande salto: la mia prima Leica digitale nonché prima esperienza con un sensore full-frame.

La Q è lo strumento che stavo aspettando nel mondo della fotografia digitale, non solo perché produce immagini di altissima qualità e non mi fa mancare nulla tecnicamente (formato pieno, autofocus veloce, controlli manuali con ghiere, sensibilità con poca luce, menu semplice ma completo), ma anche perché trasmette un piacere antico nello scatto pur essendo una macchina di ultima generazione. Può essere utilizzata con la stessa disinvoltura e altrettanta gioia dal fotografo esperto così come dal principiante assoluto. Personalmente la uso in modalità tutta manuale solo quando ho il tempo o una necessità particolare di controllare tutti i parametri di scatto. Altrimenti, di solito imposto la modalità automatica o semiautomatica con scrittura del file direttamente in formato JPEG e sono felice. I file sono fantastici, in post-produzione lavoro quasi esclusivamente su eventuali tagli, correzioni minori e trattamento colore, applicando dei preset che simulano i toni e la grana delle mie pellicole preferite, correggendoli e integrandoli secondo il mio gusto. La resa in stampa è strepitosa: il Summilux c’è e si vede tutto.

Una delle funzioni manuali che utilizzo più sovente è la variazione della modalità esposimetrica (alterno spesso tra “Multi-Area” e “Spot”). Talvolta sperimento anche con le diverse modalità di messa a fuoco, tutte precise e affidabili: sono certo che “Tocca & fuoco con scatto” controllata in remoto dallo schermo del telefono avrebbe senz’altro strappato un sorriso a Walker Evans…

Usare un 28mm come unica lunghezza focale ad alcuni sembrerà una scelta ardita ma, sinceramente, se necessario, preferisco tagliare il fotogramma – la Q offre una definizione generosa anche ad alti ISO e tollera bene anche i crop più spinti – o addirittura rinunciare a una foto piuttosto che andare in giro con cinque kg di attrezzatura ed essere sempre indeciso su quale macchina/obiettivo usare: conoscendomi, sono certo che perderei lo stesso numero di scatti!

La Q è tuttora la mia unica fotocamera, ormai da quasi un anno. Per me rappresenta il punto d’incontro perfetto fra il passato e il presente della fotografia in movimento: un concentrato di tecnologia di precisione in un oggetto compatto, dal disegno semplice e senza tempo, piacevolissimo anche solo da tenere in mano e ammirare.

©Emanuele Maniscalco

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