La fotografia di matrimonio come nuovo genere artistico
Carlo Carletti
Carlo Carletti
“Quello che più mi interessa nella fotografia di Carletti è proprio la consapevolezza della visione: ciò rende il fotografo un autore nel mondo della fotografia, e nello specifico, della fotografia di cerimonia. Il suo stile non è né statico né standardizzato, bensì narrativo ed espressivo, complice di una bellezza che si nasconde nella naturalezza delle pose e nella spontaneità delle azioni. Scatto dopo scatto, la sequenza delle immagini di Carletti immortala un presente nellʼatto stesso in cui diventa passato. Tutto ciò rende al fotografo lʼispirazione irrinunciabile per la costruzione di scenografie e soluzioni compositive di grande effetto, dove i soggetti si muovono leggeri e desiderosi di lasciare dietro di sé le tracce immemorabili di quel momento così magico. Lo stesso Carletti, alla fine della sua riflessione, mette in evidenza lo stretto rapporto tra realtà e rappresentazione che in fotografia trova lo spazio per generare contesti nuovi e immaginari, sullo sfondo di una memoria ricercata e di un vivido presente: «Se non riprogrammassi mentalmente quest’effetto postumo con il miglior risultato immaginario possibile nelle fotografie che scatto non mi importerebbe niente della fotografia stessa». Nelle parole di Carletti ho ritrovato la poetica delle immagini alla base di ogni racconto, che fonda la sua natura nellʼambiguità e nella specificità del mezzo fotografico. In fondo, la chiave di lettura dellʼinvenzione meravigliosa è sempre stata nellʼinterpretazione della realtà. Ciò ha consentito la potenza poliedrica del suo stesso linguaggio, che può ritrarre unʼessenza interiore, un sentimento e unʼemozione solo con la volontà consapevole di generare immagini non speculari, in cui lʼoggetto della visione possa identificarsi, artefice come il fotografo dellʼatto creativo.”
Denis Curti
“Carlo Carletti è un fotografo di matrimoni. L’affermazione, concisa ed esaustiva, non restituisce integralmente l’idea dei valori in gioco. Il nostro, per quanto “addetto ai lavori” del wedding, è stato in grado di restituire in Italia alla fotografia un percorso culturale e d’immagine tutto proprio: dall’approccio, sino al linguaggio tuttora in evoluzione. Avvocato per formazione, ha aderito alla disciplina della fotografia sin dai primi richiami giovanili: quando la passione bussava diritto al cuore, senza passare per la ricerca di facili neologismi tecnici o di mestiere. Da buon neo realista (c’è anche un po’ di questo nel Carletti fotografo), non ha mai rinnegato un’origine “amatoriale”, come tutti i grandi che l’hanno preceduto; il che gli ha concesso un’enorme curiosità e una spiccata lucidità per attendere quell’istante già visto e quindi fatto proprio. La sua propensione narrativa risiede pertanto nell’attesa, nella capacità d’immergersi nel teatro del soggetto, nel vedere senza intrudere, nell’aggiungere alla visione oggettiva la giusta porzione di complessità: dove gli elementi sono tutti connotanti e coerenti con il contenuto. Carlo Carletti è un fotografo di matrimoni: ora possiamo comprenderlo maggiormente, perché delle cerimonie lui è un narratore, come per tutte le cose della vita. Non solo, del matrimonio ne è un autore, essendo in grado di apporre una firma riconoscibile e consapevole ai lavori che si appresta a svolgere. All’attivo ha un libro a tema e anche delle personali: lavori mostrati perché richiesti da quella committenza che di solito chiama artisti, reporter, concettuali, paesaggisti e via dicendo. L’esperienza, la longevità, la carriera (che pure esistono), da sole non bastano a suffragare un senso di appartenenza, perché Carlo ha portato i Matrimoni tra i soggetti disponibili, nella fotografia possibile, a disposizione di quanti vogliano guardare e intraprendere percorsi similari. Si tratta di un regalo (grazie) fatto alla fotografa in genere ed anche agli interpreti dell’arte: distratti (è dir poco) da un’artigianalità provinciale, spesso affrontata per mancanza d’idee. A guardare le sue immagini (dalla stampa sublime, diciamolo!) si ha quasi l’impressine di affrontare un grande viaggio ai confini dello sguardo, dove erano soliti operare Bresson, Doisneau, Bressai, Kertez: fotografi in grado di comprendere il quando e il come, aspettando quell’istante già visto e quindi immediatamente vero. “La fotografia abituò gli occhi ad aspettare ciò che debbono vedere, e dunque a vederlo”, così diceva Paul Valery a cento anni dalla nascita della fotografia. Carlo Carletti è in grado di farlo, oggi, con le fotografie di matrimonio. Anche questo è un merito. Il più grande.”
Mosè Franchi